Perciò con tutti vogliamo condividere una piccola riflessione. Il nostro piccolo giro nel Nord-Est è andato benissimo! innanzitutto i dati: fra Padova, Schio e Venezia, ci sono venute a sentire oltre cento persone (contate una a una!), abbiamo venduto una cinquantina di libri, abbiamo fatto in ogni posto almeno tre ore di dibattito vero.
Ma questi dati restituiscono solo in parte il piccolo miracolo che è successo, la magia dell'incontro con tanti compagni veri, l'accorgersi che siamo tanti, che siamo vivi, che siamo generosi: che abbiamo in comune, da Nord a Sud, gli stessi problemi e gli stessi nemici. Abbiamo incontrato tante donne che si sbattono e resistono, giovani studenti e operai di fabbrica (quelli che dicevano che non esistevano più, e che nel solo Nord-Est sono oltre un milione e mezzo!), lavoratori di uffici, bar, trasporti... insomma, tante figure del proletariato, delle precarietà, tante persone che ogni giorno si alzano e combattono! Questo libro è per loro, è per NOI, è per conoscere e cambiare alla radice questa società basata sullo sfruttamento, e farne una a nostra misura...
Pensiamo che queste parole diano il senso dell’iniziativa svoltasi domenica pomeriggio al Centro Brecht a Schio.
Iniziativa riuscita sotto tutti i punti di vista, sia di partecipazione che per i contenuti politici. E questo è stato l’unanime giudizio di tutti i partecipanti, indipendentemente dal fatto che appartenessero a realtà politiche differenti.
I CCW hanno posto una questione di merito – riportare il dibattito sull’analisi della classe dei lavoratori – e di metodo – misurarsi con l’esperienza di altri, per sviluppare il confronto ed il dibattito, oltre che – laddove possibile – un comune intervento politico.
L’impostazione che hanno dato la possiamo sintetizzare nell’approccio che da anni – in particolar modo come Primomaggio - abbiamo avuto rispetto alle questioni del lavoro e che in parte proviamo brevemente a sintetizzare, esattamente come abbiamo fatto per chiudere l’iniziativa.
“La dispersione sul territorio, la suddivisione in piccole aziende, i profondi cambiamenti che attraversano il mondo del lavoro, richiedono una nuova forma di organizzazione.
È necessario, a nostro avviso, sviluppare un livello unitario a partire dal territorio e non solamente dal posto di lavoro. C’è una precarietà diffusa: un lavoratore non può più stare 35 anni nella stessa azienda. Il momento dell’Unità non può quindi essere solo sindacale, perché anche all’interno della stessa azienda le differenze di tipo contrattuale sono talmente ampie che richiedono la creazione di un momento politico di ricomposizione dei lavoratori in quanto sfruttati dal capitale. Il livello sindacale deve esserci, deve esserci un momento sindacale e di classe. Dunque, quando si dice “la lotta paga”, si dovrebbe dire meglio: “di quando in quando la lotta paga…” e avere ben chiaro che l’obbiettivo delle lotte non può essere - né solo, né tanto - il raggiungimento di risultati “concreti”, specialmente quando i risultati “concreti” sono quasi impossibili, ma la trasformazione delle singole lotte parziali in lotta di classe generale (dunque in coscienza anticapitalista) senza la quale i singoli risultati parziali, ove anche realizzati, sono destinati inevitabilmente ad essere persi successivamente.”
Con i CCW è iniziato un confronto che sicuramente porteremo avanti, proprio perché hanno riposto al centro alcuni temi che da anni non avevano più centralità.
Ne pas se raconter des histoires
Movimento Politico
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