Bertolt Brecht

"... sono coloro che non riflettono, a non dubitare mai
non credono ai fatti, credono solo a se stessi..."

AREAGLOBALE

Il Blog del CCD Brecht ospita i contributi di
Areaglobale
Ne pas se raconter des histoires
Movimento Politico



giovedì 9 ottobre 2014

[Areaglobale] Il Che Guevara, un esempio incancellabile


Il Che Guevara, un esempio incancellabile

Mercoledì 8 ottobre 2014, scritto da: Delegazione di Pace della FARC-EP

Grazie a lui sappiamo che possiamo essere molto grandi ed arrivare ai gradini più alti, servendo umilmente la causa dei popoli”.

Quarantasette anni fa uccisero il Che Guevara in Bolivia. La raffica con la quale gli troncarono la vita, cercava molto più che afferrare l’esistenza del Comandante guerrigliero, pretendeva di annichilire il simbolo della lotta rivoluzionaria del terzo mondo, strappare alla radice il sogno di uguaglianza e giustizia di milioni e milioni di abitanti del pianeta, dimostrare che il sogno della liberazione dei popoli non era altro che una chimera irraggiungibile.

Un’aspirazione senza dubbio troppo ambiziosa, estranea a qualsiasi possibilità di materializzarsi nei fatti. Il Che Guevara non era semplicemente il giovane medico argentino ubriacato dal sogno di servire il genere umano nel modo più disinteressato possibile. Non era nemmeno solo il ragazzo affascinato che si imbarcò nella rischiosa avventura di unirsi ad una sollevazione in armi in un paese che non conosceva nemmeno.

Lo studente Ernesto Guevara non si trasformò, con il suo trasferirsi dall’Argentina ai Carabi, nell’araldo prescelto dall’incontenibile eruzione delle forze sociali che ardevano a quelle latitudini. Le sue frasi non gli appartennero in modo esclusivo. I suoi propositi superarono i suoi sogni. La sua grandezza deriva de essersi trovato, senza saperlo, nel luogo e nel momento giusti per incarnare con la sua voce e le sue azioni il sentire dell’esplosivo anticonformismo continentale.

Le terre dell’America spagnola erano popolate da milioni di indigeni, forse in un numero più alto della popolazione dell’intera Europa. E furono abitate da civiltà aborigene sorprendenti sprovviste del desiderio del profitto e dell’ansia dello sfruttamento. Quel mondo finì sconvolto e distrutto dall’arrivo dei conquistatori. Dopo sarebbero venuti il colonialismo e l’indipendenza che assicurarono le più oppressive delle disuguaglianze e ingiustizie.

Encomenderos, possidenti, latifondisti, gamonales, vescovi, generali, dittature sanguinarie, guerre civili, miserabili cessioni della sovranità della patria, compagnie straniere e banchieri, violenza implacabile contro chi si opponeva allo sfruttamento, massacri, incarcerazioni, persecuzioni, colpi di Stato e governi corrotti, una dopo l’altra crebbero e prosperarono le diverse piaghe che distrussero i nostri popoli decennio dopo decennio e secolo dopo secolo.

Fino a che, a metà del XX secolo, emerse la ribellione in accordo al grido di indipendenza e giustizia che palpitava nelle colonie europee dell’Asia e dell’Africa. I popoli del mondo intero si sollevavano per scuotersi dal giogo imperialista. Li incoraggiava l’esempio vittorioso delle classi lavoratrici di Russia e Cina. Nella Nostra America sorgeva l’energico grido di “ora basta!”, lo stesso che, nel suo camminare senza meta, conobbe direttamente il giovane medico Guevara.

In Colombia, la falange conservatrice esercitava l’orribile carneficina contro i resti dei seguaci gaitanisti in piena fuga dopo l’assassinio del loro leader, al tempo che faceva sue le direttive anticomuniste della Casa Bianca la quale, con il suo nuovo strumento politico della OSA, si impegnava ad impedire con il fuoco e con il sangue, l’esplosione popolare per il cambiamento. Dopo il suo fugace passaggio attraverso il nostro paese, il giovane Guevara registrò la ripugnanza che gli dette il suo regime.

Aveva conosciuto le situazioni angosciose della classe operaia boliviana, degli indigeni, dei lavoratori di Cile e Perù, così come dopo avrebbe avuto l’opportunità di conoscere la gravissima situazione sociale dei popoli centroamericani e la perversione dell’imperialismo con il suo intervento in Guatemala. Subì sulla propria pelle la persecuzione di coloro che cedettero nella nobiltà della causa di Jacobo Arbenz. E dai cubani seppe ciò che rappresentava Batista.

Il crogiolo della lotta guerrigliera a Cuba, il fervore del popolo felice per la vittoria e disposto a tutto pur di conservare la sua libertà conquistata, il suo rapporto internazionale con le lotte antimperialiste, la scuola di indignazione rivoluzionaria che rappresentava la mattanza nordamericana contro il popolo del Vietnam e infine la singolare situazione mondiale che stava accadendo davanti ai suoi occhi, fini per fare del Che il miglior interprete della ribellione universale contro lo sfruttamento capitalista.

E per questo cadde come un umile soldato della rivoluzione, di fronte alle truppe della dittatura boliviana, sotto il fuoco e gli ordini della CIA e del Pentagono. Opulenti proprietari e commercianti, padroni di uno schiacciante potere militare, i nordamericani, ugualmente a tutti gli imperi delle epoche passate, puntano ancora a fermare l’avanzata dei popoli con le armi del crimine e della propaganda. Credono così, ingenuamente, di uccidere anche le idee.

E si sbagliano completamente. Perché le idee sono solitamente espresse da uomini e donne individualmente, ma non appartengono a loro. Le idee cercano e scelgono, secondo le circostanze l’uno o l’altra per prendere forma di frasi o discorsi, in un inesauribile movimento nato dalla lotta tra gli interessi di classe che si scontrano. Può accadere che queste idee, in alcuni esseri, raggiungano un maggiore sviluppo ed espressione, come di fatto succede, ma ciò non può fare negare la sua fonte.

Le idee politiche appartengono a grandi collettivi umani, alle classi sociali in lotta. Nascono da quella lotta e in essa. Uomini come il Che Guevara, come Bolívar, Cristo o Spartaco, incarnano in un momento preciso le idee dei loro tempi, riescono ad interpretare come pochi dei loro contemporanei il senso che acquisiscono, nelle loro epoche, aspirazione eterne come la giustizia, ala libertà, la pace, l’uguaglianza, l’indipendenza. Ciò li rende unici, ma non imprescindibili.

Le lotte continuano, sempre, anche senza di loro. E allora, queste grandi personalità acquisiscono la forma di paradigmi, di comportamenti esemplari da imitare. Questo avviene perché è il loro compito nella storia è quello di essere come fari nella nebbia che illuminano ed indicano la rotta giusta, quella degli eroi che ci ispirano e incoraggiano nei momenti di debolezza o confusione. Credendo di averli sterminati, gli oppressori forniscono ai popoli icone e simboli indistruttibili.
 
È per questo che ricordiamo il Che Guevara e celebriamo la sua memoria ogni 8 ottobre, giorno del guerrigliero eroico. Perché il suo esempio incancellabile perdurerà nelle menti dei popoli per l’eternità. Perché ci invita ad imitarlo tutti i giorni perché la sua testimonianza è una scuola per le difficoltà che viviamo. Perché grazie a lui sappiamo che si può essere molto grandi ed arrivare fino al gradino più alto, servendo umilmente la causa dei popoli.

Montagne della Colombia, 8 ottobre 2014.

http://pazfarc-ep.org/index.php/noticias-comunicados-documentos-farc-ep/estado-mayor-central-emc/2205-el-che-guevara-un-ejemplo-imborrable




Nessun commento:

Posta un commento