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domenica 4 maggio 2014

[Areaglobale] La medicina di Matteo Renzi per risolvere i problemi dell'occupazione - giornata internazionale dei lavoratori



Il cosiddetto Jobs Act presentato da Don Matteo - ossia il piano che dovrebbe risolvere i problemi dell'occupazione in Italia - altro non è che l'ennesima controriforma del mercato del lavoro, che si svolge in una precisa e perfetta linea di continuità con quanto hanno fatto i governi che si sono succeduti negli ultimi trent'anni, centrodestri, centrosinistri o delle larghe intese che fossero.


L'impianto generale del Jobs Act è un attacco ai diritti dei lavoratori e alla sicurezza del posto di lavoro, che parte da una revisione delle varie tipologie di contratto, per assicurare nuovi posti di lavoro ed eliminare la piaga della precarietà. In realtà il Jobs Act fa l'esatto contrario, in quanto pianifica un costante attacco ai pochi diritti rimasti e sicuramente non garantisce la sicurezza del posto di lavoro.


L'obiettivo è infatti quello di neutralizzare il contratto a tempo indeterminato, con l'introduzione del contratto unico in due fasi: inserimento e stabilizzazione. Nella prima fase - in cui i datori di lavoro sono esentati dal pagamento dei contributi, versati dallo Stato e in cui hanno la massima libertà di licenziamento - è previsto un periodo della durata di 36 mesi, in cui il neoassunto non gode delle residue coperture garantite dall'Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Nella seconda fase il neoassunto - se non viene licenziato prima, come è probabile che avvenga - accederà gradualmente alle tutele dell'Articolo 18 e alla stabilizzazione a tempo indeterminato.


Non solo, il progetto di Don Matteo tocca anche altre forme di contratto. Quello a tempo determinato, ad esempio, avrà una durata di 36 mesi con la possibilità di 5 rinnovi nel periodo, con una quota massima del 20% di lavoratori a tempo determinato per ogni

azienda.

Anche l'apprendistato è una delle principali attenzioni di Don Matteo. Viene infatti stabilito che nel periodo di formazione il salario corrisponderà al 35% di quello del livello contrattuale; viene snellito il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva), così come pure le procedure aziendali.


Un altro punto caro a Renzi, ma anche ai datori di lavoro, è la controriforma degli ammortizzatori sociali, attraverso l'eliminazione della Cassa Integrazione, ritenuta uno strumento di rigidità del mercato del lavoro, che verrà sostituita da un sistema universalistico tipo l'ASPI, introdotto dalla ministra Fornero, che non garantisce il rientro nel posto, come invece fa l’attuale CIG, ma prevede solo un indennizzo per il lavoratore coinvolto.


È chiaro insomma quale sia lo scopo del Jobs Act: rendere ancora più flessibile il lavoro, introducendo nuove tipologie di precarietà, creare maggiore competizione tra lavoratori garantiti e privilegiati, precari e disoccupati, vecchi e giovani, accusando i primi di non voler mollare il posto e di impedire così ai giovani di entrare nel mondo del lavoro.


Del resto perché hanno elevato l'età pensionabile? Per poterci sfruttare ancora di più e meglio!


La divisione tra i lavoratori è il migliore strumento che i padroni hanno per continuare a sfruttarci e garantirsi profitti sempre più alti. Per questo il Primo Maggio, giornata di lotta dei lavoratori, ma anche dei precari, dei disoccupati e dei pensionati, è l'occasione migliore per ribadire che se non decidiamo di prendere il destino nelle nostre mani e capire che la situazione attuale è solo destinata a peggiorare, di Atti dei Lavori continueranno ad essercene, fintantoché esisteranno coloro che sfruttando il nostro lavoro ricavano il loro profitto.


1 Maggio 2014



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