Che dire? Maurizio Landini nella sua relazione introduttiva è stato molto duro. Ha ribadito i dubbi, le perplessità e soprattutto le aspre critiche al TU e al metodo adottato dalla segreteria generale della CGIL di firmarlo, senza prima sottoporlo al giudizio dei lavoratori. Allo stesso tempo si è anche affrettato a chiarire che la FIOM non ha alcuna intenzione di mettere in discussione il TU in quanto tale, ma solo i punti controversi e non ultima la questione del grave deficit di democrazia interna.
Questa richiesta ci lascia francamente perplessi. Noi pensiamo, anzi ne siamo convinti, che sia impossibile che all’interno della CGIL passino le proposte della FIOM per il semplice fatto che comunque la segreteria nazionale ha un forte controllo sull’apparato e che sia impossibile che la confederazione si rimangi la firma considerando che le altre organizzazioni firmatarie (ossia CISL, UIL) e Confindustria, non permetteranno che vengano rimessi in discussione sia un accordo che piace a tutti, soprattutto ai padroni, sia un nuovo modello sindacale, il cui sviluppo è stato pianificato per anni attraverso molti Accordi Interconfederali, a cominciare da quello del gennaio 2009, con il quale si volle scardinare il precedente sistema della concertazione per arrivare, attraverso gli AI del 28 giugno 2011 e del 31 maggio 2013, all’attuate Testo Unico.
Questo atteggiamento apre quindi la porta alla firma di altri accordi separati perché CISL, UIL e Confindustria, come abbiamo già detto, non permetteranno che il loro bel giocattolino nuovo venga rotto per un capriccio ritardatario della FIOM la quale, anche in questa occasione, è arrivata seconda, avendo la pretesa di modificare una situazione che ci sembra difficile, se non quasi impossibile, possa essere ribaltata.
Altresì, pensiamo che l’atteggiamento da tira e molla di Landini, sia teso a ricomporre il conflitto in corso con la Camusso, conflitto che la Segretaria Generale della CGIL aveva cercato e acutizzato allo scopo di eliminare il dissenso interno per allineare e omologare la sua organizzazione - quanto più possibile, e più di quanto non lo sia già - a CISL e UIL.
Ma un dissenso interno esiste e non si annida solo nella FIOM, ma anche in altre organizzazioni di categoria, anche se non è ancora chiaramente quantificabile, mancando i dati ufficiali dei congressi territoriali che sono stati secretati - con un atto unilaterale e inqualificabile - dal presidente della commissione nazionale di garanzia e che ha portato all’autosospensione di due membri della stessa.
Inoltre, per il 21 marzo 2014, sarà convocata un’assemblea nazionale dei comitati direttivi provinciali e regionali della FIOM, mentre dal 26 marzo al 2 aprile 2014 si dovrebbe tenere la consultazione su TU durante la quale non voteranno solo i lavoratori direttamente interessati, ma anche quelli che potrebbero essere coinvolti in futuro grazie all’allargamento del TU alle loro categorie. Anche qui lo scopo è chiaro: far votare categorie che potrebbero essere favorevoli alla linea confederale nella quasi totale certezza che i metalmeccanici da soli respingerebbero l’accordo.
La consultazione sarà quindi, al contrario di quanto vogliono Landini e la FIOM, un voto sul giudizio favorevole che il CD nazionale della CGIL ha dato sul TU e non sul merito delle regole che esso contiene. Il risultato sarà molto utile alla segreteria generale della CGIL perché potrà avere un’idea più chiara della forza dei propri sostenitori e del dissenso interno e valutare, in vista del congresso nazionale di maggio, le forze in campo.
Quindi per ora, a nostro avviso, nessuna spaccatura irreparabile. Non siamo d’accordo con chi afferma che la risoluzione licenziata dal CC della FIOM indichi che la spaccatura con la Camusso si sia consumata, al contrario fa pensare ad un tentativo di ricomposizione del dissenso per farlo rientrare. Crediamo quindi che l’adesione della FIOM alla proposta di consultazione abbia anche questo scopo, ossia di raffreddare il conflitto in questa fase e permettere al congresso di maggio di svolgersi con maggiore “serenità” facendo il gioco della Camusso affinché la sua linea possa passare senza ulteriori scosse ed evitare l’allontanamento della CGIL dalle altre due OO.SS. e decretarne l’isolamento proprio nel momento in cui il rapporto con queste è stato recuperato sulla pelle dei lavoratori.
Naturalmente, a tutt’oggi fare una valutazione effettiva e precisa di quelli che saranno gli scenari post-congressuali è impossibile, e lo stesso vale per la quantificazione reale del dissenso interno mancando i dati ufficiali. Possiamo fare solo delle congetture che unite all’esperienza del passato ci inducono ad essere molto, ma molto pessimisti sul futuro della CGIL ma, soprattutto su quello dei lavoratori.
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