Bertolt Brecht

"... sono coloro che non riflettono, a non dubitare mai
non credono ai fatti, credono solo a se stessi..."

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martedì 28 gennaio 2014

[Areaglobale] Giornata della Memoria



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...e infine, si sa che sono qui di passaggio e fra qualche settimana non ne rimarrà che un pugno di cenere in qualche campo non lontano e su un registro un numero di matricola spuntato.
Benché inglobati e trascinati senza requie dalla folla innumerevole dei loro consimili essi soffrono e si trascinano in un opaca intima solitudine, e in solitudine muoiono o scompaiono senza lasciare traccia nella memoria di nessuno...

Primo Levi, Se questo è un uomo

***

Oggi, 27 Gennaio, è il Giorno della Memoria, “il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime del nazismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati. In questo giorno si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell'Armata Rossa.”
(Fonte http://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_della_Memoria).

Certamente non possiamo dimenticare. Ma allo stesso tempo non ci interessa la costruzione di una memoria condivisa dove vittime e carnefici sono, infine, sullo stesso piano, per garantire quella pace sociale di cui il capitale ha bisogno per poterci sfruttare meglio. Dobbiamo (ri)costruire una nostra memoria, la memoria della nostra classe.

Una giornata, quella della memoria, che serve a ricordare avvenimenti terribili, è vero, ma anche a dimenticarne altri, come quello in cui nella Germania nazista, prima dell’apertura dei campi di sterminio, lo Stato forniva all’industria metallurgica - impegnata nello sforzo bellico - manodopera a costo zero formata da ebrei, comunisti, oppositori, omosessuali, zingari, testimoni di Geova, … che lavoravano per un marco al giorno. Denaro che veniva incamerato dallo Stato nazista.
Infatti c’è un’altra tragedia che si consuma ogni giorno, come un lento stillicidio di vite umane, questa volta in Italia e nel resto del mondo, ed è quella dei cosiddetti “omicidi bianchi”, termine ipocrita, che indica la morte di lavoratori per mancanza di adeguate misure di sicurezza, perché risparmiando sulle misure di sicurezza si ottimizzano i costi e aumentano i profitti.

Omicidi bianchi li chiamano, quasi che non vi sia nessun responsabile per queste morti, eppure un omicidio, in quanto tale non ha colore, è un assassinio e basta, quindi, da quella definizione, andrebbe tolta la parola “bianco” e sostituita la definizione con omicidio volontario”.
Questo naturalmente, implica l’esistenza di un responsabile, di un assassino che ogni anno uccide più di mille lavoratori sui posti di lavoro.

E chi è questo fantomatico assassino che non viene mai ricercato, arrestato, processato e condannato? Chi perpetra ogni anno questa vera e propria strage?
È il sistema di produzione capitalistico che, applicando la logica del raggiungimento del  massimo profitto ad ogni costo, sfrutta e uccide ogni anno, lo ripetiamo, più di mille lavoratori.
E a loro, ai lavoratori, non credo interessi un Giorno della Memoria, per ricordare poi cosa? Lo sfruttamento cui sono sottoposti ogni giorno? E chi? I loro compagni caduti mentre facevano un lavoro magari precario, al nero, sottopagato e senza la minima misura di sicurezza?

No, i lavoratori per RICORDARE non hanno bisogno di una giornata particolare, ricordano ogni giorno quando entrano in una fabbrica in cui condizioni, ritmi e organizzazione del lavoro li fanno invecchiare precocemente e li minano nella salute, quando si arrampicano su un’impalcatura insicura e rischiano di cadere in ogni momento, perché sono privi di protezioni antinfortunistiche, quando vengono sfruttati dal padrone per far crescere i suoi profitti.

No, i lavoratori non hanno necessità di nessuna Giornata della Memoria, hanno solo bisogno di risolvere il loro problema fondamentale, cioè eliminare la causa delle morti e dello sfruttamento, cioè trasformare la società capitalistica, sostituendola con una più giusta, la società comunista.

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