25 gennaio2014
Nessuno si aspettava che la conferenza per la pace in Siria - che si tiene nella città svizzera – avrebbe ottenuto la fine delle ostilità che devastano il paese da tre anni.
Ma possiamo tuttavia rallegrarci per una ragione: è la prima battaglia inter-siriana dove il sangue dei Siriani non è colato.
Oggi dirlo può sembrare poca cosa; sul bordo del Lago Léman, per la prima volta, dei Siriani dalle convinzioni inconciliabili si affrontano sul terreno diplomatico faccia a faccia.
Se guardiamo il risultato della battaglia, alla fine dei primi tre giorni di scaramucce possiamo dire che la Siria sovrana è già da ora la grande vincitrice.
Innanzitutto perché la delegazione siriana, così come tutti gli espatriati siriani venuti a manifestare il loro sostegno, hanno mostrato una disciplina ed una fermezza che sono terribilmente mancati ai loro avversari.
In tre anni di attività, i Siriani anti-regime non hanno fatto altro che litigare e dividersi, mentre la Siria lealista, isolata ed assediata, ha resistito come un uomo solo con una combattività che ha stupefatto tanto i suoi amici fedeli quanto i suoi più acerrimi nemici.
L’opposizione siriana era logicamente perdente prima ancora dell’inizio della partita, non solo per le litigate da campanile e per l’ego sovradimensionato di alcuni dei suoi leader, ma allo stesso modo perché si è lasciata corrompere dai ricchi donatori del Golfo, si è lasciata prendere in giro dalle potenze occidentali e si è lasciata spiazzare da fanatici mostruosi.
Cosa può proporre o domandare un’opposizione che non è più che l’ombra di se stessa di fronte ad una squadra solida?
La debolezza ideologica, politica e morale dell’opposizione si è fatta sentire attraverso discorsi insipidi e inconsistenti di Ahmad Jarba, il capo della Coalizione nazionale siriana.
Accontentandosi di rimasticare formule astratte sulla creazione di un’istanza di transizione (con Al Quaeda e l’Arabia Saudita?), Ahmad ha fatto una pallida figura di fronte ai discorsi energici del capo della delegazione della Repubblica Araba Siriana Walid al Mouallem.
La battaglia di Montreux ha inoltre dato visibilità ai Siriani, patrioti arrivati per sostenere la loro delegazione. Il mondo ha potuto quindi vedere che la Siria lealista non è quella caricatura che ci descrivono da tre anni, sarebbe a dire una dittatura dove un capo “disconnesso dalla realtà” e dal suo popolo decide tutto solo e su tutto.
Per quanto riguarda l’esclusione dell’Iran dai negoziati di Montreux, questo non ha impedito al presidente iraniano Hassan Rouhani di invitarsi al dibattito avanzando le sue tesi da Davos, città svizzera situata a circa 300 km più ad est. E non impedirà all’Iran di ritornare al tavolo dei negoziati nuovamente nei tempi dovuti.
In conclusione, possiamo dire che dopo tre giorni di dibattito, la Siria sovrana ha fatto la differenza in rapporto all’opposizione pro-saudita per una ragione fondamentale: la prima sa esattamente quello che vuole, mentre la seconda sa appena quello che non vuole.
Bahar Kimyongür
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