sabato 21 giugno 2014
[Areaglobale] Brevi note sul Comitato Direttivo nazionale straordinario di FILCAMS – CGIL
In data 16 giugno sul sito web
della Rete 28 Aprile, è uscito un report molto interessante sul Comitato
Direttivo nazionale di FILCAMS, convocato in via straordinaria il giorno 13 per
discutere dello stato delle trattative tra la federazione e Confcommercio per
il rinnovo del CCNL della categoria.
Perché interessante? Perché ciò
che sta accadendo nel commercio è lo stesso di quello che è accaduto (e
accadrà) tra i metalmeccanici ed in tutte le altre categorie e comparti. Perché
sì. E va detto e ribadito fino alla noia, lo schema padronale è sempre lo
stesso: comprimere i salari, aumentare il tasso di sfruttamento per incrementare
i profitti. Logica semplice e lineare, vecchia come il cucco ma sempre efficace.
Infatti il
comportamento di Confcommercio è perfettamente in linea con quello di altre
associazioni padronali perché rivendica a sé il diritto di avere mano libera
cancellando la contrattazione di secondo livello, aumentare le ore di lavoro
settimanali (oggi di 40 ore) ad un massimo di 52 (oggi 44) e recuperare le ore
di riduzione dell’orario di lavoro inferiori alle 40 ore utilizzando il R.O.L..
A fronte di queste proposte, che
hanno trovato concordi solo FISASCAT – CISL e UILTUCS – UIL, naturalmente, che
si sono dichiarate pronte alla firma mentre FILCAMS ha detto no e ha preferito
convocare il CD nazionale per valutare la situazione della contrattazione ed
avanzare una nuova proposta sotto la quale non sia possibile scendere.
La discissione in seno al CD ha
fatto emergere una grande contraddizione: da una parte la rivendicazione di
coerenza non firmando; dall’altra l’ostilità del quadro politico e sindacale ad
un’eventuale accordo separato che la non firma potrebbe causare. Questo perché
se la non firma è un atto di coerenza anche tenendo conto che comunque gli
spazi di manovra sono strettissimi per la FILCAMS, la non firma significherebbe
mettere in discussione e in crisi la linea Camusso, cioè quel fragile
equilibrio che la CGIL ha raggiunto con CISL e UIL e suggellato con la firma
degli accordi infami del 31 maggio 2013 e del 10 gennaio 2014. Una linea quella
della Camusso che, oltre tutto, la FILCAMS aveva condiviso pienamente durante
l’ultimo congresso nazionale della confederazione.
Quindi la FILCAMS si trova di
fronte ad un dubbio amletico, potremo dire: contraddire
la linea Camusso o chinare il capo di fronte alle pretese di Confcommercio.
Un bivio che ha due strade ben chiare e definite:
1. Firmare il CCNL e innescare un spirale al
ribasso anche per altre categorie causando un grave precedente.
2. Instaurare una nuova stagione di lotte e
scioperi, opzione che resta di difficile attuazione vista la frammentazione del
comparto e dalle scelte fatte dal gruppo dirigente della CGIL e pienamente
condiviso anche da quello di FILCAMS.
E quali sono le pretese di
Confcommercio? Né più né meno quelle di cui abbiamo parlato all’inizio, vuole
una sostanziale modernizzazione del
settore, in sintonia con il cosiddetto sistema
Marchionne di relazioni industriali che saranno molto semplificate e
soprattutto garantiranno ai padroni il pieno controllo su tutto ciò che attiene
l’organizzazione del lavoro.
La proposta di Confcommercio
pretende lo svuotamento del CCNL da tutti i suoi contenuti più forti e
qualificanti in termini di tutele e garanzie per i lavoratori, vuole abolire di
fatto la contrattazione di secondo livello, cercando di arrivare ad avere mano
ibera in ambito politico ed ideologico allo scopo di recuperare quelle
associazioni che erano uscite presentando loro un’atmosfera diversa, con un
CCNL più appetibile per loro perché
sterilizzato nei suoi punti più forti a favore dei lavoratori.
Quindi anche in questo comparto
so cerca di imporre un nuovo modello di relazioni industriali che deve essere
però anche un modello sociale in direzione del radicamento della convinzione
che meglio di così non si può e,
soprattutto, non si può cambiare. Quindi introduzione della contrattazione
individuale che renderebbe il lavoratore un bersagli in balia dei ricatti
padronali ed espellerebbe il sindacato dai luoghi di lavoro in via definitiva
con il padronato che assume il pieno controllo della forza - lavoro. Quindi di
fronte a simili out-out alla FILCAMS
non restano che due alternative: o
acconsentire diventando, di fatto, complici di Confcommercio o far saltare il
banco. Perché il CCNL che comunque uscirà dalla contrattazione sarà anche
peggiore del precedente.
Come abbiamo già detto CISL e UIL
hanno dato la loro disponibilità a firmare e a dare quindi il loro appoggio
alla linea dei padroni che vogliono ridurre il terziario ad un terreno di
sperimentazione per le nuove riforme
che il governo Renzi si appresta a mettere in campo e per i nuovi modelli di
relazioni industriali fruendo anche dell’estrema frammentazione che è una delle
caratteristiche tipiche del settore del commercio e nelle cui piccole e
piccolissime aziende la contrattazione individuale è oramai una prassi assodata
da lungo tempo.
In realtà la CGIL e la FILCAMS
stanno attraversando un periodo di crisi di strategia e leadership e non
riescono a capire quali possano essere le vie migliori per recuperare il loro
potere contrattuale e poter rispondere adeguatamente all’offensiva dei padroni.
Pur conoscendo le molte
difficoltà che la frammentazione del settore comporta per organizzare delle
lotte, pensiamo che comunque non vi sia latra strada da percorrere se vogliamo
che anche in questo settore non si affermi il modello Marchionne e con essa non solo un nuovo modello di
contrattazione ma anche un nuovo modello sociale in cui è normale che le cose vadano in un certo modo per i lavoratori, con
l’aumento dello sfruttamento e una diminuzione dei diritti e del potere
d’acquisto dei salari.
Siamo anche sicuri che questo
tipo di operazione, partita dal settore metalmeccanico, oggi approdato nel
commercio, domani sarà effettuata in tutte le categorie, con un effetto domino
che dovrà rendere, almeno nei programmi dei padroni, la classe dei lavoratori
completamente asservita alo loro volere, ad ogni occasione, o sia quando
scadranno i relativi CCNL.
Quindi anche per i lavoratori del
commercio esiste una sola alternativa: autorganizzazione al di fuori dei soliti
canali e OO.SS. istituzionale e legare le proprie lotte a quelle di altri
comparti e settori economici.
Ad oggi, le trattative tra le
parti sociali sono ferme. Le OO.SS. accusano Confcommercio di voler
approfittare della crisi per cercare di stravolgere il CCNL in maniera totale
facendo ricadere la responsabilità totalmente sulle spalle dei sindacati
indicati come irresponsabili. Da parte loro, la Confcommercio accusa i
sindacati di non voler concludere la trattativa facendo sì che la crisi ricada sulle
spalle dei lavoratori e delle loro famiglie proprio nel momento in cui gli
acquisti sono al palo e migliaia di piccole imprese commerciali chiudono ogni
giorno.
Areaglobale
Ne pas se raconter des histoires
Movimento Politico
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