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sabato 21 giugno 2014

[Areaglobale] Una breve riflessione sul risultato del ballottaggio in Colombia del 15 Giugno (versione italiana e castigliana)

Nel tradizionale clima di farsa elettorale e di esclusione antidemocratica, l'oligarchia colombiana ha infine scelto di mantenere Juan Manuel Santos alla presidenza del paese. 

Santos si è imposto al ballottaggio sul candidato della destra estrema uribista Oscar Ivàn Zuluaga con il 50,9% contro il 45%. La vittoria di Santos è il riflesso dei rapporti di forza tra le due principali correnti in seno all'oligarchia, quella maggiormente legata al latifondismo conservatore di origine feudale, ai grandi allevatori gamonalisti e al militarismo recalcitrante, ingrossata con una quota di piccola borghesia lumpenizzata, e quella di Santos, espressione della borghesia cosmopolita legata al capitale finanziario transnazionale, all'imprenditoria con vocazione produttiva di tendenza liberale e al clientelismo che prospera intorno alla burocrazia amministrativa della macchina statale.

Considerando che l'astensionismo, i voti bianchi, non segnati o nulli riguardano il 52% e riconfermando che, la maggioranza dei Colombiani rifiuta il gioco di potere oligarchico, l'attuale sistema politico ha comunque perpetrato il suo corso.
 
Sistema estraneo ai bisogni e agli interessi popolari, ma che dovrà scegliere se mantenere anche ad alti costi la prassi di violenza ed esclusione sociopolitica, prolungando così il conflitto sociale e armato, anche alla luce dei conti che il governo dovrà comunque fare, con una crisi di legittimità evidentissima impregnata di narcotraffico.
 
L'alternativa è l'inizio di un'apertura democratica, andando incontro alla proposta del Movimento Popolare e della Guerriglia, di creare un'Assemblea Nazionale Costituente per tentare una rifondazione dello Stato, su basi democratiche, per cercare un dialogo e risolvere le cause che hanno generato e continuano ad alimentare la guerra in Colombia.
 
Entrambi ex ministri nel governo di Uribe (2002-2010), diversa la loro posizione sul processo di pace, Santos dal 18 dicembre 2012 a l'Avana sta dialogando con la guerriglia marxista delle FARC e dopo il primo turno ha amplificato elettoralmente i risultati positivi inerenti ad alcuni punti dell'agenda dei colloqui. Anche l'apertura di un dialogo con i guevaristi dell'Esercito di liberazione nazionale ELN non dovrebbe essere lontana.
Dal punto di vista strettamente elettoralistico Santos ha anche ottenuto l'appoggio delle cerchie del sindaco di Bogotá, Gustavo Petro e di un settore della sinistra riformista con l'dea di proseguire il dialogo con la guerriglia ipotesi che non può essere garantita da Santos ma che sarebbe stata esclusa con Zuluaga.
 
Certo fa riflettere la sua dichiarazione rilasciata poco prima della conferma alla sua rielezione, in quanto se il suo avversario Zuluaga rivedrà il suo atteggiamento di chiusura sul processo di pace, sarà ben disposto ad accoglierlo nel suo secondo mandato, dopo avere mandato anche messaggi "distensivi" ad Uribe.


Versione castigliana

En el tradicional clima de farsa electoral y de exclusiòn antidemocràtica, la oligarquia colombiana ha optado por mantener a Juan Manuel Santos como presidente de la Naciòn.

Santos se impuso en las votaciones sobre el candidato de derecha extrema uribista, Oscar Ivàn Zuluaga con el 50,9 % contra el 45%.
 
La victoria de Santos es el reflejo del cotejamiento tras las dos principales corrientes existentes. La oligarquia, mayormente legada al latifundismo conservador de origen feudal, a los grandes ganaderos y al militarismo recalcitrante, aumentada con una cuota de pequeña burguesia. Y la de Santos, expresiòn de la burguesìa cosmopolita ligada al capital financiero transnacional y al clientelismo que prospera alrededor de la burocracìa administrativa del engranaje estatal.
 
Considerando que el astensionismo, los votos en blanco no señalados, o nulos suman el 52% reconfirmamos que la mayorìa de los colombianos rechaza el juego de poder oligàrquico, el actual poder polìtico ha, de todos modos, continuado su curso.
 
Sistema extràneo a las necesidades y a los intereses populares, pero que deberà elegir si mantener, aùn a altos costos, la cuota de violencia y exclusiòn socio -polìtica, alargàndose asì el conflicto social y armado, a la luz de que el gobierno deberà plantearse, a fin de cuentas, con una crisis de ligitimidad evidentìsima impregnada de narcotràfico.
 
La alternativa, es el inicio de una apertura democràtica, yendo al encuentro de la propuesta del Movimiento Popular o de la Guerrilla, de crear una Asamblea Nacional Constituyente, para intentar una refundaciòn del Estado, sobre bases democràticas, para crear un diàlogo y resolver las causas que han generado y continuan a alimentar la guerra en Colombia.
 
Ambos ex ministros del gobierno de Uribe (2002-2010) con distinta posiciòn sobre el proceso de paz, Santos, desde el 18 de diciembre del 2012, en La Habana, està dialogando con la guerrilla marxista FARC, y luego del primer turno ha amplificado electoralmente los resultados positivos inherentes a algunos puntos relativos a la agenda de coloquios.
Tambien la apertura de un diàlogo con los guevaristas del Ejèrcito de Liberaciòn Nacional ELN no deberìa ser lejana.
Desde el punto de vista estrictamente electoral Santos ha obtenido el apoyo del alcalde de Bogotà Gustavo Petro y de un sector de la izquierda reformista a fin de continuar el diàlogo con la guerrilla, hipòtesis que no puede garantizar Santos, pero que habrìa sido esclusa con Zuluaga.
Nos hace reflexionar la declaraciòn expuesta poco antes de confirmarse su reelecciòn, en cuanto si su adversario Zuluaga reexaminará su posición contra el proceso de paz, será deseoso a admitirlo en su segundo gobierno, después haber enviado mensajes concilatorios a Uribe.
 
Por cierto su declaración hecha antes de su segunda elección abre una reflexión, por que si su adversario, Zuluaga reexaminará su posición contra el proceso de paz, será deseoso admitirlo en su segundo gobierno, después haber enviado mensajes concilatorios a Uribe.

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