Bertolt Brecht

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venerdì 11 luglio 2014

[Areaglobale] Il 2° Teorema di Silvan: mercato – crescita – riforme



Mercato – crescita – riforme, queste sono le tre parole magiche che più ricorrono non solo sui giornali ma anche nei discorsi dei politici nostrani. E sono veramente magiche, o almeno qualcuno le vuole spacciare per tali, perché oltre a addormentare le coscienze per farci accettare qualsiasi decisione venga presa, sono ritenute anzi spacciate come le soluzioni di tutti i problemi, almeno nell’interpretazione che ne viene data.

Mercato: è probabile che nell’immaginario collettivo questo concetto, sia poco o per nulla chiaro, ragion per cui si può essere portati a considerarlo come un’entità astratta, un qualcosa che sta sopra tutto e tutti come l’ineluttabile Fato della mitologia greca, un’entità dai confini sfumati ma che esercita un potere effettivo sugli esseri umani, che ha le sue regole e le sue manifestazioni terrene.

Il mercato è il deus ex machina, il demiurgo che si manifesta attraverso le oscillazioni degli indici di borsa, dei mercati azionari e obbligazionari, che ha i suoi aruspici che interpretano questi segnali contraddittori per trarne vaticini da trasformare poi in provvedimenti legislativi o movimenti di capitali sulle varie piazze.

Insomma, una sorta di oracolo del XX Secolo che oggi ci dice che l’economia è molto malata, che siamo nel pieno di una crisi e che per uscirne c’è bisogno di una cosa fondamentale, ossia di crescita.

Crescita: ecco qua la seconda parola magica di questo novello II Teorema di Silvan dell’economia mondiale, termine che buttato lì in un discorso può volere dire tutto o il contrario di tutto ma se lo inseriamo nell’attuale contesto di profonda crisi economica assume un significato del tutto chiaro, perché crescita non significa solo ripresa dell’economia nel senso stretto o aumento dei posti di lavoro, ma soprattutto aumento dei profitti per il grande capitale.

Questa è la conclusione reale di qualsiasi riflessione circa il significato del concetto di crescita, ossia garantire ai padroni profitti sempre maggiori attraverso manovre e manovrine atte a comprimere il capitale variabile in Tutte le maniere possibili attraverso provvedimenti che vengono chiamati, con un eufemismo, con la terza parola magica, ovvero le riforme.

Riforme: quello delle riforme è l’imperativo del XXI Secolo, è la parola d’ordine di ogni mossa politica, l’azione richiesta da tutti, quella che può far ripartire la crescita. Quella delle riforme è un’idea che sembra addirittura ossessionare i politici, perché le riforme devono essere fatte perché ce lo chiede il mercato, ce lo chiede l’Europa

Riforma sarebbe anche una bella parola, che implica un cambiamento in meglio, un avanzare, un andare avanti rispetto alle condizioni di partenza migliorando ogni volta. Ma oggi questa parola ha un suono sinistro e minaccioso soprattutto nei confronti dei lavoratori, dei giovani disoccupati e precari, delle donne e dei pensionati, insomma nei confronti di tutti i soggetti sfruttati, nei confronti dei nostri.

Ecco quindi che per riforme si sono spacciati i costanti attacchi al potere d’acquisto dei salari, ai diritti dei lavoratori, che vengono ristretti ogni volta di più, insomma a quei diritti che i lavoratori ritenevano oramai acquisiti e conquistati negli anni a costo di lotte dure e anche sanguinose.

Allora arrivò la riforma previdenziale Dini, poi quella di Maroni con lo scippo del TFR, nuovi accordi interconfederali per mezzo dei quali le OO.SS. hanno svenduto i diritti di esercizio delle libertà sindacali firmando infamissimi accordi interconfederali con Confindustria, ultimo nel tempo quello del 10 gennaio 2014 e chiamato spudoratamente Testo unico sulla rappresentanza nel quale si ridisegnano le nuove relazioni industriali a tutto danno dei lavoratori, e altre centinaia di leggi e leggine di ogni ordine e tipo, ultimo per cronologia il Job(s) Act di Matteo Renzi.

Loro, i politici servi dei padroni chiamano ognuno di questi provvedimenti, che hanno segnato arretramenti sempre più forti per i lavoratori, riforme. Ma noi che siamo dalla parte dei lavoratori, dei giovani precari e disoccupati, delle donne che sono tra i soggetti più discriminati sui posti di lavoro, perché anche noi lo siamo, noi che siamo dalla parte dei nostri le chiamiamo con il loro unico ed autentico nome: controriforme.

Oggi, da ogni parte, si sente il bisogno impellente di fare controriforme, vengono chieste, addirittura invocate, persino da un mercato cui si dà diritto di parola attraverso una sorta di antropomorfizzazione che non ha mai avuto riscontro nel passato recente o lontano, da un’Europa che è espressione del capitale internazionale con la Sua Commissione Esecutiva ed i singoli governi nazionali, vere e proprie cinghie di trasmissione dei voleri dei padroni.

E siccome ce lo chiedono il mercato e l’Europa, allora bisogna farle le controriforme, bisogna intervenire là dove è più facile e soprattutto là dove esiste il rischio più grande di conflittualità, ossia sui lavoratori cercando di impedirgli anche solo di immaginare e pensare che possa esistere una società diversa, che sia possibile realizzarla eliminando la causa di tutti i problemi, ossia il modo di produzione capitalistico.

Bisogna uscire dalla logica che quell’obiettivo sia impossibile da raggiungere, dobbiamo essere consapevoli che i governi passati, l’attuale e quelli futuri sono meri esecutori di ordini superiori, per questo abbiamo davanti a noi il durissimo compito di eliminare la società capitalista per sostituirla con un’altra più giusta-

Oggi i lavoratori non possono contare nemmeno su organizzazioni sindacali di classe. I confederali, l’UGL ed altre sono diventate complici dei padroni con i quali condividono obiettivi e scopi, per questo è necessario trovare nuove forme di aggregazione e di autorganizzazione per cominciare a scardinare questo sistema.

Cambiare la società non è un compito facile né possibile a breve termine. Sarà un lavoro durissimo che richederà un tempo molto lungo ed un percorso estremamente accidentato ma non per questo impossibile. 


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