Bertolt Brecht

"... sono coloro che non riflettono, a non dubitare mai
non credono ai fatti, credono solo a se stessi..."

AREAGLOBALE

Il Blog del CCD Brecht ospita i contributi di
Areaglobale
Ne pas se raconter des histoires
Movimento Politico



venerdì 11 luglio 2014

[Areaglobale] Il lupo perde il pelo ma non il vizio: si torna a parlare di previdenza

In questi ultime settimane non ci sono sfuggiti gli innumerevoli articoli, riportati un po’ da tutti i giornali, inerenti i dati sulle pensioni, elaborati dai vari istituti di statistica e in cui non si fa altro che ripetere quanto siano misere e povere queste pensioni, quanto per i pensionati sia previsto un futuro fosco e incerto..

Sembra quasi che sia stata imbastita una nuova campagna mediatica di stampo terroristico, che sia propedeutica e funzionale ad un nuovo intervento legislativo in ambito previdenziale con la scusa di far ripartire l’economia

In data 8 luglio 2014 sono apparse alcune schede su Il sole 24 ore che tornano a parlare di previdenza ed in particolare delle pensioni dei lavoratori, insistendo sul tasto dell’insufficienza, per poi proporre due tesi che dovrebbero essere la panacea per risolvere ogni problema.

La prima tesi allude alla necessità di una robusta crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL), in quanto i contributi previdenziali vengono rivalutati in base alla media geometrica degli ultimi cinque anni del PIL nominale.

Il che si traduce in un fallimento per i pensionati, dal momento che il PIL negli ultimi anni ha dato una performance terribile, per cui non sembra in grado di garantire un vitalizio sufficientemente dignitoso, visto che il sistema retributivo - che si basava sulla media dei salari degli ultimi cinque anni della vita lavorativa - arrivava a fornire una pensione pari anche all’80% del salario, mentre con il contributivo questa garanzia non esiste più. E allora quali sono le soluzioni?

La prima è quella di investire nell’economia reale una parte dei contributi per fornire, si guardi bene, credito alle imprese, ossia dovrebbero essere i lavoratori italiani a dare soldi ai padroni affinché possano investirli, magari in rendite finanziarie, per far ripartire l’economia, o in opere infrastrutturali.

Vogliamo ricordare che nel suo discorso all’ultima assemblea di Confindustria, Squinzi aveva affidato questo capitolo allo Stato: della serie le imprese devono ripartire a spese dello Stato, che deve costruire le infrastrutture per far circolare le merci (e i capitali). Si svela quindi il meccanismo perverso: prelevare dalle tasche dei lavoratori quei capitali da passare alle imprese sotto forma di crediti o di infrastrutture.

Si tratta di un bel mucchio di soldi: 61 miliardi di euro delle Casse e di 120 miliardi di euro dei fondi pensione. Niente male, come prelievo, un circolo virtuoso previdenza – economia reale, come lo chiamano le imprese.

L’altra soluzione, che comunque è strettamente legata alla prima, è il ricorso alla previdenza complementare, fallito fin dal suo inizio nel 2007. Facciamo un po’ di storia: questa manovra fu perpetrata dall’allora Ministro del Lavoro del governo Berlusconi, l’ineffabile Maroni, che prevedeva lo scippo del TFR tramite l’assegnazione dei versamenti in busta paga ad un fondo pensione secondo l’infame principio del silenzio-assenso, che avrebbe dovuto entrare in vigore il 1 gennaio 2008.

Ma vi furono le elezioni e le vinse il centrosinistra, che durante tutta la campagna elettorale aveva fatto della cancellazione del Decreto Maroni uno dei suoi cavalli di battaglia. Una volta vinto - e varato il governo presieduto dal compagno Prodi - ecco che al posto della promessa cancellazione, i lavoratori si ritrovarono di fronte all’anticipo di un anno dell’entrata in vigore del decreto in questione, con il voto favorevole di PRC e PdC…

Non solo, fu anche introdotto l’obbligo, per le aziende con più di cinquanta dipendenti, di depositare il TFR, per quei lavoratori che avessero deciso di lasciarlo in azienda, presso l’INPS, che li avrebbe gestiti - e lo sta facendo ancora oggi - per conto dello Stato. La finanziaria di prodiana memoria prevedeva che il fondo così accumulato presso l’INPS venisse investito in infrastrutture, finanziamenti alle imprese, nella Difesa, eccetera.

Di seguito riportiamo un elenco di fondi finanziati con quei soldi:
  • Fondo competitività
  • Fondo finanza di impresa
  • Fondo salvataggio e ristrutturazione imprese in difficoltà
  • Imprese pubbliche
  • Autotrasporto
  • Alta velocità/Alta capacità
  • Contratto di servizio Ferrovie S.p.A.
  • Rifinanziamento rete tradizionale FS
  • ANAS nuovi investimenti
  • Fondo per il funzionamento della Difesa
  • Rifinanziamenti di investimento

E oggi ecco che questa ricetta viene riproposta dal giornale dei padroni sotto la voce secondo pilastro, indicando con questa definizione la previdenza complementare privata, mentre il primo sarebbe quella pubblica (INPS, tanto per fare un esempio). In pratica i lavoratori dovrebbero aderire ai fondi in maniera adeguata all’esigenza di aumentare il tasso di sostituzione a livelli coerenti alle proprie esigenze future.

Si rileva che la formula del silenzio-assenso, infame ed illegale, non ha avuto successo (fortunatamente per i lavoratori, diciamo noi) soprattutto tra i giovani e le donne i quali, sempre secondo il giornale padronale, sono i soggetti che invece hanno più necessità di avere il secondo pilastro. Tesi ben strana questa, perché se molti lavoratori non versano più nulla a causa della crisi, ci chiediamo come lo possano fare i giovani e le donne, soggetti per lo più precari e con salari da fame.

Ci chiediamo anche come un giornale che non ci è amico qual è Il sole 24 ore, possa lasciarsi andare a simili proposte. Non lo sappiamo, però dobbiamo constatare che vi sono varie proposte e tutte vantaggiose per i padroni.

Una potrebbe essere quella contenuta nel nuovo CCNL degli edili che sta per essere rinnovato, ossia il versamento di 8 euro anche per i lavoratori che non aderiscono al fondo di categoria (Prevedi), in deroga alla norma (il grassetto è voluto), con un vantaggio per le aziende che pagherebbero un’addizionale del 10% in busta paga, invece del 30% . E scusate se è poco!

Un’altra sarebbe l’obbligatorietà dell’adesione ai fondi pensione, ma questa proposta ha l’effetto collaterale di dover fornire garanzie più forti ai lavoratori e costringerebbe le povere aziende a sopportare un costo aggiuntivo nell’approvvigionamento di liquidità e in assenza di misure compensative. Insomma, è chiaro che le misure sono praticabili se colpiscono i lavoratori e impraticabili se invece procurano qualche prurito alle casse dei padroni.

Cosa concludere? Niente di nuovo sul fronte previdenziale, se non lo studio di nuovi sistemi per fare cassa con i redditi già magri degli sfruttati per ingrassare le "buzze" dei padroni. A suo tempo, facemmo una fortissima campagna di controinformazione anzi, di corretta informazione, e ne faremo un’altra se necessario, perché a noi stanno a cuore i nostri interessi, ovvero quelli dei lavoratori. 


Areaglobale
Ne pas se raconter des histoires
Movimento Politico
 
EMAIL: areaglobale.posta@gmail.com
FB: www.facebook.com/area.globale
TWITTER: www.twitter.com/@a_globale
BLOG: http://ccdbrecht.blogspot.it/

Nessun commento:

Posta un commento